lunedì 24 dicembre 2012

Auguri per un nuovo anno... in continuo miglioramento

auguri-miglioramento-nuovo-anno Il 2012 sta lasciando il posto ad un nuovo anno. In questi giorni si fanno sempre i resoconti di come siano trascorsi i mesi che ci lasciamo alle spalle ed è innegabile che non spirano venti di ottimismo in molti ambiti della vita sociale italiana e non solo. "Usiamo" Galileo Galilei per ricordare a tutti i lettori di miglioramento.com che ogni giorno è un altro giorno regalato e che se non ci limitiamo a guardare quello che succede, se spingiamo i nostri occhi a vedere il mondo che ognuno di noi vuole contribuire a costruire, se crediamo che ogni nostra piccola azione può essere significativamente positiva per chi ci sta intorno, il 2013 ed ogni nuovo anno sarà sicuramente un successo. La nostra energia positiva è il miglior antidoto per un mondo che avvelena la mente con messaggi che non tengono per niente conto della forza di volontà che può cambiare i destini di tutti noi.

Auguri per ogni nuovo anno, vissuto intensamente giorno per giorno, senza mai dimenticare che la differenza tra creare e distruggere è frutto delle piccole scelte che facciamo continuamente e della cultura ecologica che anima le nostre azioni. Essere portatori di pensieri positivi è gratuito, come questo wallpaper, e possiamo rimanere piacevolmente sorpresi nel coglierne gli effetti nelle persone che ci stanno accanto.

Sicuramente le difficoltà possono focalizzare la nostra attenzione in maniera preponderante e la stanchezza potrà farci pregare per avere una vita più facile ma forse è proprio per questo che dobbiamo fermarci, ogni tanto, e ristorarci negli occhi di un bambino. Quegli occhi che "assorbono"  la vita e che ci restituiscono un mondo in cui abbiamo abitato anche noi ed in cui spesso dovremmo ritornare per dire con forza: "Posso perché credo di potere..."

Marco Costanzo

venerdì 21 dicembre 2012

A Natale siamo tutti più buoni ma questa lezione portiamola con noi sempre

Il brano che leggerai si trova all'interno di un libro che tutti dovrebbero leggere.
Il libro di Dale Carnegie dal titolo "Come trattare gli altri e farseli amici" dedica un capitolo intero alla necessità di non criticare gli altri e di avere atteggiamenti sempre costruttivi.

Criticare e facile, a volte fa sentire meglio, e a volte pone le basi per delle vite sbagliate.

Prova a non criticare te stesso per le scelte che hai fatto in passato, prova a non criticare le persone che ti vogliono bene, prova a costruire un ambiente di lavoro che sia agevolatore di cambiamenti positivi.

La vita spesso è ingiusta con ognuno di noi e molte ingiustizie diventano intollerabili quando vediamo la nostra società che sembra costruita su misura per i truffatori di professione. A volte anche lo Stato sembra essere più un nemico dei cittadini che l'alveo entro il quale sviluppare in pieno le nostre prerogative di uomini.

Lo stress ci porta ad avere atteggiamenti sbrigativi ed a scaricare le tensioni negative su chi proprio non ne ha colpa.

Leggi questo articolo, scritto da un padre severo che ha trovato un lampo d'illuminazione e l'ispirazione giusta per un gesto di sincerità che credo possa ispirare ognuno di noi.
Se hai qualcuno che sopporta il tuo "pessimo carattere", prova oggi a dimostrargli che il cambiamento passa anche per i piccoli gesti quotidiani.

Buona lettura.

Father forgets
di W. Livingstone Larned

Ascolta, figlio: ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte. Mi sono introdotto nella tua camera da solo: pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in biblioteca, un'ondata di rimorso mi si è abbattuta addosso, e pieno di senso di colpa mi avvicino al tuo letto. E stavo pensando a queste cose: ti ho messo in croce, ti ho rimproverato mentre ti vestivi per andare a scuola perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamani sulla faccia, perché non ti sei pulito le scarpe. Ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento.
A colazione, anche li ti ho trovato in difetto: hai fatto cadere cose sulla tovaglia, hai ingurgitato cibo come un affamato, hai messo i gomiti sul tavolo. Hai spalmato troppo burro sul pane e, quando hai cominciato a giocare e io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto ciao ciao con la manina e hai gridato: "Ciao, papino!" e io ho aggrottato le sopracciglia e ho risposto: "Su diritto con la schiena!" E tutto è ricominciato da capo nel tardo pomeriggio, perché quando sono arrivato eri in ginocchio sul pavimento a giocare alle biglie e si vedevano le calze bucate. Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me. Le calze costano, e se le dovessi comperare tu, le tratteresti con più cura. Ti ricordi più tardi come sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell'offesa subita? Quando ho alzato gli occhi dal giornale, impaziente per l'interruzione, sei rimasto esitante sulla porta. "Che vuoi?" ti ho aggredito brusco. Tu non hai detto niente, sei corso verso di me e mi hai buttato le braccia al collo e mi hai baciato e le tue braccine mi hanno stretto con l'affetto che Dio ti ha messo nel cuore e che, anche se non raccolto, non appassisce mai. Poi te ne sei andato sgambettando giù dalle scale. Be', figlio, e stato subito dopo che mi e scivolato di mano il giornale e mi ha preso un'angoscia terribile. Cosa mi sta succedendo? Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare; e questa la ricompensa per il fatto che sei un bambino, non un adulto? Non che non ti volessi bene, beninteso: solo che mi aspettavo troppo dai tuoi pochi anni e insistevo stupidamente a misurarti col metro della mia età.
E c'era tanto di buono, di nobile, di vero, nel tuo carattere! il tuo piccolo cuore cosi grande come l'alba sulle colline. Lo dimostrava il generoso impulso di correre a darmi il bacio della buonanotte. Nient'altro per stanotte, figliolo. Solo che sono venuto qui vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato, pieno di vergogna.
E una misera riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani sarò per te un vero papà. Ti sarò compagno, starò male quando tu starai male e riderò quando tu riderai, mi morderò la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti. Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: "'E ancora un bambino, un ragazzino!" Ho proprio paura di averti sempre trattato come un uomo. E invece come ti vedo adesso, figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fa capire che sei ancora un bambino. Ieri eri dalla tua mamma, con la testa sulla sua spalla. Ti ho sempre chiesto troppo, troppo.

Marco Costanzo
About.me/marcocostanzo

giovedì 6 dicembre 2012

Fare volontariato aiuta a stare meglio

Impariamo da questa bella poesia di Renato Zero l'importanza di trovare la nostra felicità nell'attitudine a pensare agli altri e magari a dare loro una mano.

In questo periodo dell'anno aumenta la sensazione di solitudine da parte di chi vive situazioni d'indigenza e magari possiamo compiere dei semplici gesti che diventano significativi atti di speranza per chi li riceve.

Pensiamoci per questo Natale.

I giardini che nessuno sa (Renato Zero)

Senti quella pelle ruvida.
Un gran freddo dentro l'anima,
fa fatica anche una lacrima a scendere giù.
Troppe attese dietro l'angolo,
gioie che non ti appartengono.
Questo tempo inconciliabile gioca contro te.
Ecco come si finisce poi,
inchiodati a una finestra noi,
spettatori malinconici,
di felicità impossibili…
Tanti viaggi rimandati e già,
valigie vuote da un'eternità…
Quel dolore che non sai cos'è,
solo lui non ti abbandonerà mai, oh mai!
E' un rifugio quel malessere,
troppa fretta in quel tuo crescere.
Non si fanno più miracoli,
adesso non più.
Non dar retta a quelle bambole.
Non toccare quelle pillole.
Quella suora ha un bel carattere,
ci sa fare con le anime.
Ti darei gli occhi miei,
per vedere ciò che non vedi.
L'energia, l'allegria,
per strapparti ancora sorrisi.
Dirti si, sempre si,
e riuscire a farti volare,
dove vuoi, dove sai,
senza più quei pesi sul cuore.
Nasconderti le nuvole,
quell'inverno che ti fa male.
Curarti le ferite e poi,
qualche dente in più per mangiare.
E poi vederti ridere,
e poi vederti correre ancora.
Dimentica, c'è chi dimentica
Distrattamente un fiore una domenica
E poi… silenzi. E poi silenzi.
Nei giardini che nessuno sa
Si respira l'inutilità.
C'è rispetto grande pulizia,
è quasi follia.
Non sai come è bello stringerti,
ritrovarsi qui a difenderti,
e vestirti e pettinarti si.
E sussurrarti non arrenderti
nei giardini che nessuno sa,
quanta vita si trascina qua,
solo acciacchi, piccole anemie.
Siamo niente senza fantasie.
Sorreggili, aiutali,
ti prego non lasciarli cadere.
Esili, fragili,
non negargli un po' del tuo amore.
Stelle che ora tacciono,
ma daranno un segno a quel cielo.
Gli uomini non brillano
Se non sono stelle anche loro.
Mani che ora tremano,
perché il vento soffia più forte…
non lasciarli adesso no.
Che non li sorprenda la morte.
Siamo noi gli inabili,
che pure avendo a volte non diamo.
Dimentica, c'è chi dimentica,
distrattamente un fiore una domenica
e poi silenzi. E poi silenzi

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